Io mi rifiuto

La luce era già entrata prepotente attraverso le tende della sua stanza, in più la voce dell’AVR (Assistente Vocale Risveglio) aveva cominciato a scandire metallicamente: “Sono le sette, svegliati!”.

Le sette? Come mai così presto? Poi, improvvisamente fece mente locale e si ricordò che aveva promesso a sua madre che sarebbe andato a casa della nonna. Era una grossa scocciatura: oggi la nonna compiva ottanta anni ed i Traghettatori sarebbero passati a prelevarla dalla sua casa per portarla alla Destinazione Finale, ma in presenza di parenti, uno di essi doveva esserci per accogliere i Traghettatori.

Mesi fa aveva promesso a sua madre che ci avrebbe pensato lui, era Gennaio, la data  sembrava così lontana e quasi senza pensarci si era offerto volontario.

Ma oggi era quel giorno e si sentì sopraffatto dalla scocciatura piovutagli addosso: svegliarsi presto, andare fino a casa di sua nonna, un posto lontano e fuori dal mondo che lei aveva scelto per non essere costretta a ristrutturare la sua casa secondo il modello Green Economy vigente in tutto il Paese.

Sua nonna era stata sempre un tipo un po’ strano, lui l’aveva frequentata poco negli ultimi anni, diciamo che la vedeva più o meno una volta all’anno, quando andava a farle gli auguri per il compleanno.

Questa volta però era l’ultimo compleanno e c’era la scocciatura della Destinazione Finale e dei Traghettatori.

Alla fine prese coraggio e si alzò da letto, fece colazione solo con caffè sintetico, non aveva fame: aveva dormito male dopo una notte passata a chattare con un soggetto fluido che sembrava interessato/a ad iniziare una relazione, non se ne era fatto nulla, solo qualche preliminare che non gli aveva dato nessun particolare godimento né suscitato alcun interesse.

Si vestì, prese le chiavi della sua mini car elettrica e si diresse verso la porta di casa.

Con voce stanca intimò “Apri” ma la serratura elettronica non scattò.

Stava già innervosendosi quando si rese conto che non aveva passato il CSP (Controllo Sanitario Personale), era proprio stordito quella mattina.

Tornò verso l’ingresso, misurò la temperatura corporea, passò lo screen del riconoscimento facciale per controllo derma e prelievo salivare.

Risultò tutto negativo e questa volta la porta si aprì.

Scese in strada, l’umore pessimo e grigio, l’opposto della giornata che era limpida e baciata dal sole.

Durante il tragitto pensò che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe percorso quella strada e che non avrebbe più visto sua nonna.

Un poco gli dispiaceva ma in fondo era la Legge e la Legge diceva che “raggiunti gli ottanta anni di età ogni soggetto vivente di qualsiasi genere, inclinazione sessuale, razza, religione, doveva essere accompagnato a porre fine alla sua esistenza”.

Pensando alle parole della Legge sentì un certo fastidio ma subito pensò che lui era giovane e aveva ancora molti anni davanti a sé, era giusto così, che ci stavano a fare tutti quei vecchi al mondo? Ormai erano solo un peso per la società già abbastanza complessa ed affollata.

Pensò a sua nonna, aveva vissuto a sufficienza e forse era lei stessa la prima a volersene andare.

Sua nonna era strana però, non aveva mai osservato tanto le leggi .

Si ricordò ad un tratto un lungo corteo di persone che passando per le vie della città sfilavano dietro ad alcuni striscioni e urlavano parole come Libertà, Resistenza, No a qualcosa, Giù le mani da qualcuno. Come in un flash si rivide dentro questo corteo, era piccolo allora e camminava dando la mano a sua nonna.

Sentì come una punta di dolore, proprio all’altezza del cuore ed insieme la spinta di una forza sconosciuta. Arrivò velocemente a destinazione, corse verso la casa di sua nonna, aprì la porta e quel dolore si sciolse in un grido “IO MI RIFIUTO!”.

La prese per mano ed insieme si incamminarono lontano.

Scritto da Chiara Orlando