Un soffio

Game over: battaglia persa. Lui non torna da allora. Non tornerà. Mai più. Presente a perdere. Game over, tutto finito. E io? Smarrita ogni direzione, l’anima grida contro il mio essere. Intorno, silenzio assoluto: per me non esistono più promesse. Il peso del nulla comprime i miei polsi sottili. Una corrente gelida attraversa ogni osso del mio corpo. Nonostante il mio unico desiderio sia quello di fermare ora, definitivamente, tutto il mio vano andare, mi trovo a combattere - senza comprendere fino in fondo il perché - una decisiva lotta di sangue con ciò che rimane della mia vita. Con smisurata fatica raccolgo le ultime energie.

 

Immersa in un dove senza nome, immobile sotto la più pesante delle coltri, ogni notte nel buio qualcosa mi sfiora. Un sogno, un ricordo, un desiderio. Non voglio vedere, vattene: è tutto inutile. Non voglio nient’altro, lui non c’è più. Non voglio vivere, non posso più vivere senza danzare d’amore. Game over vuol dire mai più. Mai più. Vuol dire testa e cuore bloccati, per un tempo sconosciuto.

 

La stanza si rimpicciolisce e mi schiaccia. Inciampo in un sogno breve e senza parole. Quasi un ricordo. Ho detto no. È solo un soffio, lievissimo e costante. No, non voglio. Ma quel soffio torna in tutte le mie notti. Negli occhi, nelle orecchie, tra le mani. Poi è successo. Estenuata dalla lotta - non dormo da molti giorni - stanotte ho ceduto. È finita.

 

Ho detto sì. Ho appoggiato l’orecchio alla parte più nascosta del mio cuore. Ho ascoltato. Ho pianto a lungo, senza sapere - ancora - il perché. Infine, la risposta è venuta. Game over, ma questa volta si apre un’altra partita. La risposta è germogliata da me, dal mio corpo stanco. È venuta da dentro. Dal mio ventre. Raccolto in una forma perfetta e meravigliosamente piccola, l’amore che credevo perduto si è rappreso proprio lì. Si è affacciato in silenzio tra i miei rami senza foglie per portarvi luce e ombra, calore e riposo. Lo incontro ora, piccolo seme indifeso in questa fragile culla. Mi abbaglia un ricordo: un giorno qualcuno - fortemente, follemente, non so se uomo o dio o angelo - deve aver desiderato che anch'io venissi al mondo.

 

Da stanotte so che lui tornerà. Sono pronta per ricominciare a vivere. E so che, da domani, quel soffio lieve avrà il suo sorriso.

 

 

Scritto da Federica Segalini                          Vai al podcast