L' anello venuto dal mare

Una fiaba raccontata al Gran Sultano per non farlo addormentare. Un racconto nel racconto, questa storia si ispira alle "Mille e una notte"

Ero rinchiuso nei sotterranei del palazzo. Quando avvertii da lontano dei passi che avanzavano nella mia direzione di gran carriera. I passi si fermarono davanti alla mia cella. Sollevai la testa a malapena dal momento che sentivo le forze venirmi sempre meno ogni giorno che passava. Era una delle guardie del palazzo la quale, dritta e fiera davanti a me, intimò di alzarmi.

La guardia era così alta che sembrava di trovarmi di fronte il colosso di Rodi. Mentre io somigliavo ad un topo di stiva, tutto pelle e ossa che attendeva solo un miracolo da morte certa.

Poi pensai alla proposta che urlai al Gran Sultano qualche giorno prima mentre scendevo nelle buie galere. Ma il Principe Faouzì, questo era il suo nome, non mi degnò nemmeno di uno sguardo.

 

- Seguimi, il Gran Sultano chiede di te.

 

Raccolsi allora le poche forze che avevo e mi misi in piedi. Camminavo davanti al colosso arrampicandomi su ogni singolo gradino. Le mie ginocchia sentivo che venivano meno e cominciai a barcollare. La guardia allora mi afferrò e mi tenne sollevato come se nella mano avesse un ramoscello d'ulivo. Finalmente, superato l'ostacolo dei 1000 gradini, mi ritrovai al centro dell'harem del Principe Faouzì.

 

- Qualche giorno fa, mentre ti conducevano nelle mie carceri, hai avuto la dabbenaggine di affermare che in cambio della tua libertà avresti raccontato una fiaba che mi avrebbe addormentato. Ebbene, se riesci a vincere la tua scommessa avrai salva la vita. In caso contrario sarai la cena per i miei alligatori.

 

Ecco, il miracolo stava per verificarsi e molto dipendeva da me, da cosa sarei riuscito ad inventare. Era ben noto che il Sultano soffrisse d'insonnia da molto tempo. Quindi, riuscire ad addormentarlo si rivelava un'impresa davvero difficile. E se mi avesse chiamato nella speranza di addormentarlo sul serio, per guarirlo dalla sua insonnia? Confidai allora in quest'ultima, forse, intuizione e cominciai col mio racconto.

 

- Principe Faouzi, questa che mi appresto a raccontare è una fiaba di cui nessuno conosce le origini, né tantomeno chi l'abbia per primo narrata. Ho l'onore e il privilegio di farla conoscere ad un Principe per la prima volta nella mia vita da quando un vecchio marinaio decise di passare il testimone, prima di morire.

Conobbi tempo fa un marinaio che era da molti anni al servizio di un padrone molto importante. Questo marinaio era conosciuto da tutti come persona onesta e gran lavoratore. Il suo nome era Aleef. Aleef si era dimostrato nel tempo un abile e leale amministratore: negli affari aveva il fiuto di un segugio, riusciva a concludere acquisti importanti, come navi e immobili, a prezzi stracciati e portando grandi guadagni al suo padrone. Questi restava sempre più sconcertato dall'abilità e dalla scaltrezza di Aleef al punto che lo nominò Gran Consigliere e suo braccio destro.

Un giorno accadde che Aleef si dovesse allontanare dal palazzo per qualche giorno per concludere l'acquisto di una importante partita di stoffe, molto pregiate, provenienti dalla Turchia. Sulla via del ritorno, la nave su cui viaggiava fu sorpresa da una violenta tempesta. La nave, nonostante l'equipaggio avesse una notevole esperienza nel fronteggiare condizioni di tempo avverse, si divise in due tronconi e lentamente si inabissò.

Prima che la nave affondasse, Aleef cadde in mare insieme ad alcuni marinai i quali si aggrapparono all'albero maestro che la furia del vento e dell'acqua avevano letteralmente sradicato dal ponte. Le acque fredde portarono alla morte i pochi marinai che erano sopravvissuti, tranne uno. Il suo nome era Sheva. Aleef si rese conto che aveva ancora poco tempo da vivere e consegnò allora a Sheva un anello confidandogli che aveva poteri miracolosi solo per persone importanti. Passarono un paio di mesi. Quando il padrone seppe della scomparsa di Aleef non si diede pace, non riusciva più a dormire, girava per il palazzo come un animale ferito. L'idea di aver perso il suo migliore amico lo mandò fuori di testa.

 

Il Principe Faouzì mostrava interesse per il mio racconto fino al punto che mi interruppe dicendo:

 

- Non ti conosco eppure giurerei che la storia che stai raccontando è molto molto simile ad una tragedia che ho vissuto tempo fa e ne porto ancora le cicatrici addosso. Ho perso una persona a me molto cara... il mio migliore amico. Il suo nome era Kabir.

 

Io andai avanti con il mio racconto.

 

- Aleef sapeva della profonda amicizia che il padrone nutriva nei suoi confronti al punto che aveva immaginato che non sarebbe stato in grado più di dormire se avesse saputo di una sua eventuale scomparsa. E mentre si arrovellava in quei pensieri, la tempesta lo portò via, e con Aleef anche il dolore di non rivedere più il suo padrone.

 

 

Mentre raccontavo, ruotai la parte superiore dell'anello senza che nessuno si accorgesse di nulla. Un profumo inebriante, simile a quello di una pianta esotica, cominciò a sprigionarsi per tutto l'harem. Il Principe Fauzì, dapprima molto attento al mio racconto, cominciò a chiudere e riaprire gli occhi per diverso tempo. Finché, sopraffatto dalla stanchezza, si addormentò. Le guardie che avevano assistito alla scena non credevano ai propri occhi. Allora mi alzai e mi diressi verso l'uscita per lasciare il palazzo del Principe Faouzì. Rividi il sole e la gente per strada. Mentre, mi sistemavo il turbante sentii qualcuno chiamarmi, Kabir, Kabir... Sheva Kabir. Ah, dimenticavo, il mio nome è Sheva Kabir.

 

Scritto da Gennaro Zazo