Cavoli nostri cavoli vostri

Anna e Marco stavano trascorrendo giorni bui: gli mancava il passato, gli mancavano gli amici e gli mancavano gli abbracci. Inoltre si sentivano molto appesantiti perché respiravano i problemi presenti nell'aria.

Quel giorno si recarono al mercato per trovare un briciolo di normalità.

Anna fu contenta di rivedere il verduraio come lo aveva lasciato a Febbraio e fu sorpresa di vedere le zucchine gialle sul suo banco.

Si mise in fila e aspettò il suo turno.  "Compriamo le zucchine gialle, i pomodori e la verza"

Marco non rispose con le parole, ma acconsentì con lo sguardo.

La verduraia non riuscì a mascherare la sua incredulità: "Quella verza?"

Marco appoggiò la scelta della moglie:  "Certo quella. È già stata venduta?"

La verduraia rimediò alla gaffe:  "Ve la prendo subito"  e rivolse una supplica al padre " Mi aiuti a metterla nella busta ?"

Anna nonostante la sua proverbiale prontezza, non colse le implicazioni di quelle parole.

Il commerciante invece fu più svelto "Certo, mettiamola in una cassetta". Poi con tono paternalistico sottolineò "Mi raccomando le foglie, sono buonissime "

Quello fu l'inizio dell'epopea della verza, culminata in una cascata di risate che ha bagnato Anna e Marco durante l'intera giornata. Infatti la risata è un fiume che superati gli argini esonda inesorabilmente.

La verza restò innocua sino a quando fu posizionata sul banco ma rivelò la sua grandezza durante gli spostamenti

Riempì il portabagagli dell'auto, richiese un trasporto specifico dalla vettura alla casa e dal salotto alla cucina.

Quando Anna la vide nell'auto si sentì più piccola perché sembrava più grande di lei.

Era inquietante, sembrava un un'extraterrestre solitario.

Arrivati a casa si pose il problema di come conservarla e cucinarla.

La prima cosa da fare era tagliare le foglie e lavarle.

Il taglio fu meno facile del previsto perché la verza nascondeva la numerosità delle foglie.

Anche il lavaggio fu molto complicato.

Per capire la difficoltà di Anna bisognerebbe conoscere il loro lavello.  Con la sua solita tenacia riuscì a portare a termine questa operazione ma dovette dividerle in due parti.

A questo punto era necessario cuocerla ma non possedeva una pentola abbastanza grande da contenere tutte le foglie insieme.

Anche questa operazione fu portata a termine dividendo il problema: le foglie vennero divise in quattro parti.

Intanto in cucina si accumulavano i recipienti contenenti la verza.

La povera Anna sperò che il volume della verza diminuisse con il contatto dell'acqua come le altre verdure invece questa sua speranza rimase disillusa.

Alla fine della storia Anna e Marco cucinarono la verza in 4 varianti diverse:  risotto alla verza, verza ripassata in padella, verza bollita e involtini di verza.

Durante la cottura Anna pensava all'assurdità della situazione e non riusciva a trattenere le risate. Marco ogni tanto faceva delle battute e rinforzava la sua ridarella: potremmo fare una torta di verza, potremmo vedere se si trasforma in una carrozza, potremmo fare degli involtini e venderla ai vicini, potremmo portarla a Roma da tua madre...

A un certo punto Anna accettò la possibilità di mangiare verza per tre giorni consecutivi.

Si sentiva molto stupida, ma molto contenta

 

Capì così che si poteva ridere di tutto anche di una cavolata.

 

Scritto da Diana Brosca