Il Dimenticatoio

Nel paese di Belcastello, il Sindaco Pistacchio che era succeduto all’ex Sindaco Ferrari, aveva finalmente presa una decisione.

Durante il Consiglio Comunale venne messa ai voti la mozione per costruire un edificio che potesse servire per custodire temporaneamente o anche a lungo termine o anche per sempre, tutto quello che la gente, gli abitanti di Belcastello, potessero dimenticare in giro o nella propria mente.

Ci furono cinque voti a favore, due contrari e un astenuto: non si ricordava più per cosa si doveva votare e allora per non fare danni aveva preferito così.

Venne individuato il luogo più adatto secondo il Piano regolatore.

Il Dimenticatoio sarebbe sorto lì, non lontano dal centro di Belcastello, in Viale delle Rimembranze.

Inizialmente sarebbe stato un edificio di una cinquantina di metri quadrati, due stanze su un solo piano.

Ma qualcuno già stava pensando ad un secondo piano, perché al primo nella stanzetta all’entrata si era piazzato il messo comunale Peppino, che aveva il compito di registrare chi entrava e usciva e cosa consegnava o ritirava e sarebbe servito più spazio.

Da quel giorno, tutti coloro che avessero trovato qualcosa in giro, come ombrelli, occhiali, borsette, biciclette e altre amenità varie, avrebbero potuto portarli al dimenticatoio. Veniva stipato tutto in fondo alla seconda stanza. Ma lo spazio era limitato e non c’era spazio per tutto. Col passare dei giorni sorse la necessità di reperire una scaffalatura dove archiviare le Pratiche D. Si trattava di dimenticanze astratte, ma forse più importanti delle altre. Se perdevi un paio di guanti o smarrivi un orologio, potevi arrabbiarti e imprecare o comprarne di nuovi, ma se dimenticavi  il tuo anniversario di matrimonio, quando tornavi a casa senza i fiori, senza i cioccolatini e senza aver prenotato un tavolo al ristorante vista lago era molto più grave. Chi l’avrebbe sentita la moglie?

E allora, per rimediare e cercare il perdono, per mostrare tutto il discernimento necessario, ci si recava al Dimenticatoio, ci si registrava confessando la dimenticanza e ci si impegnava a rimediare.

Dopo qualche giorno entrò un ragazzino di 12 anni. Aveva dimenticato di rispettare un nuovo compagno di classe che aveva un difetto di pronuncia, si era reso conto e voleva impegnarsi per fare per non farlo più. Era entrato con timidezza, quasi vergogna ed era uscito con lo sguardo sollevato.

Passò una settimana, e una bella ragazza bionda, capelli lunghi, truccata e vestita in maniera provocante entrò nel dimenticatoio e disse a Peppino che voleva confessare una dimenticanza. I suoi genitori le avevano dato consigli su come comportarsi, ma lei aveva continuato a seguire le amiche che l’avevano influenzata negativamente. Sul registro scrissero nella colonna degli impegni presi, che da quel momento la ragazza si sarebbe ricordata di ascoltare di più i suoi genitori.

Un signore di mezza età bussò alla porta del dimenticatoio. Disse di aver dimenticato di ringraziare la moglie ogni giorno. Da quando si erano sposati, la moglie si occupava indefessamente di tutte le faccende domestiche oltre a svolgere un lavoro in una azienda. Compilò l’apposito modulo sotto lo sguardo del messo Peppino e prese il suo impegno per il futuro.

Una donna vestita elegantemente, entro nel Dimenticatoio, dicendo che doveva rimediare ad una grave dimenticanza. Aveva dimenticato di trattare bene le dipendenti del suo negozio e da quel giorno si riprometteva di cambiare e si assegnò anche la penitenza: avrebbe riconosciuto un piccolo aumento di retribuzione ad ognuna di loro. Firmò il registro davanti a Peppino e se ne andò con un bel sorriso stampato sul viso.

A Belcastello la vita della gente e i rapporti tra loro erano migliorati. Si era sparsa la voce che c’erano persone che si recavano al Dimenticatoio a prendersi le proprie responsabilità e si impegnavano a rimediare. Questo comportamento lì faceva stare bene, li sollevava dalle colpe.

La faccenda era giunta alle orecchie del Parroco, Don Aldo, che pensò: “Ma come, invece che venire a confessarsi in chiesa, adesso le persone vanno in questo Dimenticatoio. Non c’è più religione…!!”

Riflettendo a lungo su questa cosa, capì che il vero motivo di questo cambiamento di costumi era da ricercare nella volontà immutata delle persone a redimersi dai peccati senza avere un tramite come il sacerdote che, anche involontariamente, è portato a giudicare e coltivare pregiudizi.

Era l’alba di una nuova storica svolta etica e sociale. Non c’era più bisogno di avere un Dio al quale fare riferimento, né tantomeno di una struttura quantomeno malsana come ormai era diventata la Chiesa.

A Belcastello e in seguito in tutto il mondo fiorirono tantissime strutture come il Dimenticatoio.

Ogni uomo faceva finalmente i conti con se stesso e con la propria coscienza.

Ogni uomo era tornato ad essere Dio di se stesso.

 

Scritto da Tiziano Maifredi