Il sogno di un Re

Gli Americani erano stati gentili, in fondo. Avevano pensato - e pensato bene – che quella location fosse più adatta a loro, Britannici e amanti della natura. Altrettanto però avevano dimostrato la più profonda inconsapevolezza delle buone maniere. Lui, Giorgio VI, Re e Imperatore per puro caso, si era presto adattato, ma sua moglie aveva passato più tempo a scandalizzarsi che a prepararsi per le cene. Sorrise al pensiero del pic-nic a base di hot dog, peraltro buonissimi, e guardò in su verso la finestra della camera dove Elizabeth dormiva esausta. Fece qualche passo oltre al portico della casa coloniale, residenza del Presidente Roosevelt, e si accese un sigaro avanzando lentamente nel parco di Hudson Valley. Non riusciva a prendere sonno. Domani sarebbero ritornati a Londra e la guerra sarebbe scoppiata, questo era certo. Anche il Presidente era di questa idea e lui era sicuro di aver svolto bene il compito che gli era stato dato: Roosevelt era d’accordo che l’isolazionismo americano non poteva significare lasciare da soli i Britannici ad arginare l’espansionismo di un criminale come Hitler. Sì, quel Presidente che ironizzava sulla sua sedia a rotelle, arguto e sincero fino ad essere vetriolo, che portava cappelli improbabili e non aveva mai avuto intenzione di rispettare un’etichetta che considerava un inutile orpello, sì, quell’uomo pragmatico e coraggioso, li avrebbe aiutati.

Erano altri i pensieri che lo tenevano sveglio. Lui non era nato per fare il Re. Suo fratello era stato allevato per guidare un Impero, non lui. Ma suo fratello si era innamorato di una donna inammissibile a Corte.  Aveva accettato questo destino impazzito, ma la domanda gli bruciava dentro:  sarò in grado? La sentiva continuamente e non aveva mai una risposta. Nemmeno sua moglie che si limitava a sorridergli e a dirgli che lui era un ottimo Re. Ma sembrava sempre che fossero parole dettate dall’amore più che da una profonda convinzione. Solo come tutti coloro che stanno in alto non aveva mai detto a nessun altro cosa lo tormentava. Fino a mezz’ora prima. Fino a quando aveva incrociato la signora Roosevelt mentre usciva sul portico. I banali convenevoli si erano impercettibilmente trasformati in confidenza e Re Giorgio aveva fatto quell’insistente domanda. Ed Eleanor Roosevelt aveva risposto. Avrebbe voluto ricordare esattamente le sue parole, le frasi che tratteggiavano elementi di forza, determinazione e volontà incrollabile che sentiva di avere dentro di lui mentre lei parlava e gliele faceva riscoprire. Si sforzava di ricordare, ma non ci riusciva, era troppa l’emozione in quel momento. Forse domani. Guardò l’orologio, era tardi. Rientrò e salì in camera sua. Si spogliò e si preparò per la notte. Non si coricò subito, era troppo viva quella luna, sarebbe uscito sul piccolo balcone e avrebbe fumato l’ultimo sigaro guardandola. Infilò la vestaglia e mise la mano nella tasca dove il suo maggiordomo metteva sempre un accendisigari. Sentì un pezzo di carta. Lo prese. Aprì un elegante foglio di carta da lettera ripiegato. E lesse:

“Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”  Eleonor.

 

Busseto, 24 marzo 2017

 

 

 

P.S: di vero c’è che Re Giorgio e la moglie andarono veramente, nel giugno del ’39, nella residenza di campagna del Presidente Roosevelt; lo scopo del viaggio era fare in modo che si cementasse un’amicizia e una stima fra due popoli in previsione di una guerra ormai imminente che si sarebbe rovesciata addosso alla Gran Bretagna con notevole violenza. Di vero c’è anche che Re Giorgio, diventato Re solo perché il fratello abdicò in suo favore per sposare l’americana divorziata Wallis Simpson, fu un Re amato perché fu in grado di infondere coraggio al suo popolo restando a Londra sotto le bombe tedesche e di sostenerlo con discorsi di grande impatto emotivo; negli anni successivi il suo fu un regno caratterizzato da saggezza, misura e gentilezza.

 

Scritto da Leonarda Vanicelli                                                                              Vai all'ascolto

 

Note sull' autrice.

Leonarda Vanicelli è autrice del podcast "Lavoro meglio" (https://www.spreaker.com/show/lavoro-meglio)

Ha scritto la raccolta di racconti "Dove non mi perdo" pubblicati da Kimerik edizioni