Anna e Marco

Anna Bellosguardo, di cognome faceva Ferrari, ma ormai nel paese di Belcastello tutti la chiamavano Bellosguardo. Sin da bambina, con quegli occhioni lì aveva suscitato simpatia tra gli adulti e fulminato i ragazzi in età da morosa. Le piaceva ballare e nei fine settimana, in quella discoteca, al limite del paese, cercava di dimenticare i suoi guai. Aveva un diploma da maestra d’asilo, mai messo a frutto. Lavorava in calzificio, operaia cucitrice, insieme a tante altre ragazze.  

Marco Cavalli era operaio all’ Officina Meccanica del paese, faceva il meccanico da quando aveva 15 anni, più o meno l’età che aveva quando il padre morì di cancro al polmone. E come lui, fumava 20 sigarette al giorno e non riusciva a farne a meno. La volontà dei venticinque anni non era sufficiente per sconfiggere quel vizio.

Vivere in periferia, per una ragazza e un ragazzo dai venti ai trenta anni, significava fare sacrifici e accontentarsi. Certo si poteva sognare, quello era ancora gratis.

E allora, a volte, Anna, nella sua camera da letto metteva un po’ di musica, un disco oppure un cd. Pescava un romanzo dalla libreria, accarezzava il gatto accoccolato sul letto che faceva le fusa e per qualche decina di minuti poteva essere una star del cinema, o una ricca ereditiera, oppure una manager in carriera. E poi c’era il telefono, col quale faceva qualche bella chiacchierata con le amiche.

Stravaccato sulle poltroncine in plastica, fuori dal bar, Marco aveva appena finito una discussione calcistica con gli amici e si rendeva conto che quel cazzeggiare quotidiano, finito il lavoro, non portava a nulla.  Eppure, fino a qualche tempo fa riusciva a divertirsi degli scherzi con gli amici, delle storie di qualche fanfarone bravo solo lui e delle barzellette volgari. E allora, ciondolava verso il flipper, inseriva una moneta e cercava di colpire i bersagli che facevano accendere le stelle sul display.   

Anna, un fidanzato vero, non l’aveva mai avuto. Non si era mai fidata dei ragazzi. Qualcuno le piaceva, certo, ma era sicura che avrebbe sofferto nel caso si fosse lasciata coinvolgere in una storia profonda. Quella maledetta certezza di soffrire l’aveva sempre frenata, bloccata, magari sul più bello, quando capiva che negli occhi del ragazzo che le stava parlando prendeva vita una occasione d’amore. Una volta, quella che considerava l’amica del cuore le aveva soffiato all’ultimo minuto un ragazzo al quale, forse, avrebbe potuto legarsi, ma le cose erano andate diversamente.

Marco qualche ragazza l’aveva avuta, ma neanche tante, con una si era divertito e basta, non gli aveva lasciato niente e con un’altra ragazza del paese vicino aveva fatto qualche giro in moto, ma nulla di più. Di sicuro lui e il branco di amici che aveva le guardavano tutte, ma quella giusta doveva ancora arrivare. Per ora il problema più urgente era come trascorrere il sabato sera, magari una fuga in città oppure in discoteca.

La discoteca di Belcastello era un po’ malfamata, ma meglio di niente, almeno ci si poteva trovare a ballare e stare in compagnia. Era tutto un gioco di occhiate tra ragazzi e ragazze, ma ogni tanto poteva nascere un sentimento vero e sembrava di volare.

Sarà stata quella birretta, o forse era solo arrivato il momento giusto, il ragazzo giusto, la ragazza giusta. Tutto giusto. Magico momento dove tutto sembra funzionare nel modo corretto, tutto si incastra.

Si incrociano gli sguardi di Anna e Marco, Lui le tocca le mani e lei viene percorsa da un brivido lungo tutto il corpo. Lo conosceva , ma solo di vista.

 

E parlano, parlano.
E poi ballano, si scambiano la pelle e cominciano a volare

 

Scritto da Tiziano Maifredi e ispirato alla canzone di Lucio Dalla "Anna e Marco"

 

Note sull'autore.

Tiziano Maifredi è appassionato di musica, scrittura e teatro. Nel tempo libero scrive e canta