Il Minestraio

Gerolamo Silente indossava ogni mattina un cappello da cuoco e impugnava  un mestolo di legno.

 

Nel paese era conosciuto come il Minestraio.

 

Il soprannome, dispregiativo  e ironico, alludeva al fatto, che egli era capace di cucinare  solo una cosa: le minestre.

 

Per questa sua caratteristica, egli doveva lasciare le cucine dei vari ristoranti dopo solo poche settimane, quando i clienti si stufavano di mangiare solo minestre, per quanto ottime.

 

Il Minestraio considerava la minestra come la pizza.

 

Egli stesso passava molte ore nella sua piccola cucina di casa a sperimentare nuove minestre e orgogliosamente, mostrava il suo mestolo di legno lucido mentre offriva la sua nuova minestra appena inventata.

 

C’era però un altro Minestraio, quello che viveva solo, che non aveva amici, quello che era spettatore, mai protagonista.

 

Un bel giorno per una strana e fortunata sorte, che nemmeno lui era mai riuscito a spiegarsi, venne selezionato per preparare una cena molto importante nell'ambasciata inglese in Italia.

 

Con gli occhi lucidi lesse sul telegramma d’invito: per il Signor Silente.

 

Il Minestraio che abitava a Torre Pigna, appresa la notizia, si precipitò, a Roma, munito di cappello da cuoco, e di mestolo, che per l’occasione lucidò due volte.

 

Arrivato a Roma venne accompagnato all'ambasciata.

 

Dopo averlo messo al corrente di tutto e di tutti, il cerimoniere lo condusse nella cucina. Questa era una stanza grande e lussuosa. Le prelibatezze erano così tante che quasi non entravano nei frigoriferi.

 

Venne a sapere che la cena non era affatto una delle tante. Gli ospiti erano i collaboratori di Sua Maestà la Regina.

 

La spesa, per l’occasione così solenne, era stata fatta addirittura dall'ambasciatore in persona.

 

Il Minestraio capì che si doveva impegnare molto.

 

Mentre nella cucina l’agitazione e l’ansia si tagliavano con il coltello, gli ospiti, fecero un giro nelle sale di rappresentanza.

 

Quando il nostro signor Silente lesse il ricco e vario menù della cena, si accorse che all'ambasciatore era sfuggito un piccolo particolare:  il minestraio non sapeva cucinare.

 

Così decise di preparare una bella minestra, arricchita di tutte le prelibatezze.

 

"Questa sarà la minestra più buona di sempre" disse mentre selezionava gli ingredienti.

 

Tra sé e sé pensava:”Su.. non è la prima volta, che cucini una minestra, e neppure che la servi. Certo di la, non ci sono i cittadini di Torre Pigna, ma tu fa finta che ci siano loro e che tu debba servire la nuova minestra, con questo bel mestolo lucido”.

 

E in un batter d’occhio si mise all'opera.

 

Mentre nel salone gli invitati e l’ambasciatore ascoltavano un concerto da camera di Beethoven, Il Minestraio completò la sua minestra.

 

Dopo averla assaggiata si mise a saltellare qua e là per la soddisfazione.

 

Nella sala ormai, mancava veramente poco all'inizio della cena.

 

L’ambasciatore e gli ospiti stavano parlando di macro  e micro economia.

I numerosi camerieri erano già pronti a portare i piatti quando, sull'uscio della cucina, videro il cuoco.

 

Con una camicia, tutta sudata, in una mano il suo mestolo e nell'altra il paiolo contenente la minestra, si dirigeva dritto verso il banchetto.

 

Nella sala cadde il silenzio.

 

L’odore della minestra abbracciò  tutti, l’ambasciatore incuriosito si avvicinò al minestraio che gli porse il piatto.

 

L’ambasciatore iniziò ad assaggiare al minestra davanti a lui…

 

Fu un successone, tutti gli ospiti si misero in fila, la minestra

venne  condivisa da tutti, camerieri e musicisti compresi.

 

Vennero chiamati i giornalisti, che per l’occasione erano presenti in sala.

L’entusiasmo fu tale che arrivarono notizie alla regina di quella sera.

 

Fortuna volle che sua maestà, che da tempo cercava un cuoco a palazzo, non esitò a farlo chiamare dai suoi collaboratori.

 

Questa è la storia del Minestraio, deriso da tutti, apprezzato per le minestre e nominato Cuoco della Regina d’Inghilterra.

 

 

Scritto da Gianmarco Galieti                                 Vai al podcast