Ecco che la mia immaginazione s'alza in volo, salsa in volo come una bottiglia di passata alata pronta ad atterrare su una pasta d'atterraggio.
Spaghetti n.5, quindi appena un assaggio.
Li guardo così annodati, come i fatti della mia vita, scotti dal troppo tempo perso, non più al dente per un giudizio molare. O morale, o morali, anche se qui il plurale sarebbe alquanto singolare.
Eppure l'acqua del mio cuore ancora bolle, non ho buttato il sale perché mi serve, in zucca però. Infatti Halloween è alle porte e ti pone la classica domanda: dolcetto o scherzetto?
Dolcetto.
Che avete da guardare? Ho risposto «dolcetto», adesso voglio il mio dolcetto. Non me lo date? Allora è comunque scherzetto.
Come quelli che ti fa la vita molto spesso, mentre con i dolcetti è più parsimoniosa, e quando arrivano siamo noi a non gustarceli perché ci siamo saziati con i bisogni inutili che ci siamo creati, oppure abbiamo fame di qualcosa che pensiamo essere più gustoso, il cui sapore invece svanisce molto presto.
Da quando non passi almeno un quarto d'ora a fissare l'ultimo quarto di luna che tramonta nel mare all'alba? O ci provi spesso ma non ci riesci perché guardi a Est?
Da quando non ti godi il profumo della terra bagnata dalla prima pioggia? O ci provi spesso ma non ci riesci perché ti senti mancare la terra sotto i piedi?
Da quando non ti lavi le ascelle?
Fra le tre è l'esperienza che ti consiglio per prima. E con una certa urgenza.
La pulizia. Fare pulizia.
Spesso ne sentiamo il bisogno, non solo per le ascelle ma anche nella nostra vita.
Veniamo attratti dalle sue sirene, le famose sirene della pulizia.
Vorresti lasciare il tuo lavoro che ti permette di andare avanti, ma se potessi torneresti indietro.
Non vorresti più passare ore imbottigliato nel traffico, vorresti stappare il sughero di inefficienza che soffoca le città e brindare a una nuova vita.
Invece no, stai lì fermo in questo sequestro di persona legalizzato, del quale nessuno pagherà mai il riscatto, ma solo tu puoi rompere le catene e fuggire via.
Potresti andare ad abitare in un paesino di montagna, se solo non avessi appena rotto le catene.
A volte pensi con tenerezza alla tua adolescenza, quando non facevi altro che adoloscere tutto il giorno.
Ti capita quando incontri dei ragazzi ormai quindicenni ma che tu hai visto nascere. Non perché li conosci da quando sono piccoli, ma perché ti eri proprio intrufolato in sala parto.
Ti aspetteresti ti trovarla alla stazione, la sala parto, invece lì c’è la sala d’attesa, dove meno te l’aspetti.
E chi non la fa, l’aspetti, e speriamo non arrivi proprio quando sei in stazione e il tuo treno sta per partire.
Certo, non sarebbe la prima volta che qualcuno perde il treno per colpa di uno stronzo.
Testo scritto da Manuel Cerfeda Vai al podcast