Tesimonianza di un'invisibile

foto presa dal web
foto presa dal web

E’ difficile definire con un’unica parola i sentimenti che si sono alternati in me in questi due ultimi anni.

Io sono farmacista e fin dal primo lock-down ho avvertito una stonatura nelle misure sanitarie prese dal governo.

 

Fin dall’inizio mi sono sentita violata e lesa nel mio diritto fondamentale di autodeterminazione, mi sono sentita trattare come una bambina che doveva essere protetta in maniera forzosa.

 

Fin dall’inizio non hanno voluto considerarci adulti ed esseri dotati di intelletto.

Ho dovuto accettare, con profondo senso di impotenza, la mistificazione della scienza e della medicina nei loro principi basilari, perché in fondo io ero soltanto una modesta farmacista, dipendente, che non contava nulla e per quanto considerassi inutile, se non addirittura dannoso indossare e vedere indossare mascherine, spesso riciclate per giorni oppure vedere propagandato, in maniera vergognosa, a mo’ di prodotto di consumo, un vaccino sperimentale dalla dubbia efficacia e dagli effetti in alcuni casi mortali, dovevo obbedire, stare zitta perché quando parlavo venivo derisa, denigrata, emarginata.

 

All’inizio nessuno avrebbe mai pensato che avrebbero costretto la gente a vaccinarsi e nessuno avrebbe mai immaginato quello che sarebbe successo dopo: la ghettizzazione di chi avrebbe deciso di fare una scelta legittima.

 

Io penso che quello che sta succedendo sia paragonabile, con le dovute differenze di contesto storico, a quello che è successo nel ventennio fascista con le leggi razziali.

Ricordo che mi sono venuti i brividi quando il mio Ordine Professionale ha voluto l’elenco dei dipendenti e poi la ASL avrebbe redatto un elenco dei non vaccinati. Mi sembrava di vivere in un incubo. Ho vissuto tutte le fasi del lutto: il rifiuto, la rabbia, la depressione. Penso di averle vissute tutte assieme e forse le sto vivendo ancora.

 

Sto vivendo giorno per giorno perché non posso fare altrimenti. Sembra non esserci più un futuro per chi, come me, ha scelto di autodeterminarsi.

Nonostante ciò, io riesco ancora a sognare e forse non ho mai smesso di farlo.

 

Oggi più che mai credo nei miei sogni, credo nella possibilità di cambiare il mondo, di essere il cambiamento che voglio vedere nel mondo. Credo in tutto ciò perché in questi due anni sono riuscita a cambiare me stessa o forse a ritrovare la vera me stessa. Io che ho sempre avuto paura, mi sono scoperta coraggiosa.

 

Ci vuole coraggio per perdere tutto e quello che sto vivendo, consapevolmente, è la graduale perdita di tutto: stipendio, posizione sociale, inclusione sociale.

L’unica cosa che non ho perso e non perderò mai è la mia dignità, la mia integrità.

Da questa ricomincerò a reinventarmi.

 

In questi mesi ho creato un podcast che raccoglie le testimonianze di tutta quella Storia che non viene raccontata dai megafoni dei media mainstream e sempre in un podcast ho raccolto le pagine di quello che ho definito il mio “diario dall’Apocalisse”.

 

Come riesco a sopravvivere in questa Apocalisse?

Sogno, scrivo, creo, coltivo relazioni vere che fanno bene allo spirito.

Dalla mia parte la fortuna di non avere figli.

 

Vi metto qui i link dei podcast creati da me che spero vi aiutino a capire meglio i sentimenti che accompagnano le mie giornate:

https://www.spreaker.com/show/tutta-unaltra-storia

 

https://www.spreaker.com/show/diario-dall-apocalisse

 

Potete leggere quest’articolo anche sul blog del sito https://consapevoli.weebly.com. Sito che vi invito a visitare perché raccoglie articoli, riflessioni, dubbi e attività svolte dagli Operatori Sanitari del Collettivo Scelta Consapevole in questi ultimi due anni.

 

 

Cristina Dal Farra.  

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