La Terra dell' Ascolto

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Il podcast è una relazione. Questa è la bellissima definizione, pronunciata da un ascoltatore in occasione del workshop sul Podcasting tenutosi a Genova il 9 ottobre 2019, nell'ambito del Festival Internazionale del Doppiaggio.

 

Gianluca Nicoletti, giornalista di  Radio24 in una puntata del programma "Melog" andata recentemente in onda e ascoltabile in formato podcast, ha intervistato alcuni dei più popolari podcaster, focalizzando l’attenzione sul Podcasting Indipendente e sottolineandone, finalmente,  il carattere distintivo rispetto ai podcast  radiofonici, che, in pratica, sono registrazioni di programmi radio.

 

I podacst di chi, come me, decide di parlare davanti al microfono del suo registratore digitale, del suo smartphone o a un microfono collegato al computer, sono luoghi magici dove si creano relazioni.

 

Quando noi decidiamo di pubblicare un podcast, lo facciamo perché abbiamo l’urgenza di dire qualcosa a chi è disposto ad ascoltare.

 

Se riflettiamo un attimo questa  situazione, al giorno d’oggi, non si verifica in maniera frequente.

 

Quante volte nella vita di ogni giorno riesci realmente a comunicare con qualcuno capace di ascoltare?

 

Spesso la comunicazione si traduce in un’ alternanza di monologhi dove chi ascolta è nella posizione passiva di subire un bombardamento di informazioni non richiesto.

 

Si ha vera comunicazione se c’è scambio di informazioni e se questo scambio ci fa crescere e ci arricchisce  la nostra  comunicazione diventa relazione creativa.

 

A mio avviso in un podcast si instaura proprio questo tipo particolare di relazione perché chi parla ha la possibilità di esprimere liberamente il suo pensiero e chi ascolta sceglie di sintonizzarsi su quel pensiero, di accoglierlo e farlo suo.

 

Esprimere le proprie idee e ascoltare possono diventare due atti di autentica generosità, di rispetto e di libertà e il Podcasting Indipendente è uno degli strumenti che permette di realizzarli.

 

Quando faccio podcast devo essere essenziale  per essere comunicativa e se mento la voce mi tradisce.

 

Quando faccio podcast uso la mia libertà e devo essere assolutamente consapevole del limite che può raggiungere per non invadere quella degli altri.

 

Quando faccio podcast mi assumo la piena responsabilità delle mie idee.

 

Questi atteggiamenti dovrebbero essere le regole di ogni comunicazione e specialmente di quella mediatica ma ciò, nella maggior parte dei casi, non avviene.

 

Televisione, giornali , radio, spesso e volentieri, mistificano la realtà, tendono a essere sensazionali curando la forma e non badando ai contenuti.

 

 Il Podcasting Indipendente, proprio per la sua natura, è ancora un territorio libero dove chiunque può esprimere liberamente le sue idee ed essere ascoltato da chi sceglie liberamente di farlo.

 

Tutti noi podcaster dovremmo difendere questa Libertà, questa Terra Digitale che, espandendosi a macchia d’olio, giorno dopo giorno, rischia di essere interamente  conquistata dai grandi colossi della Comunicazione.

 

Secondo me siamo ancora  nella posizione di poter scegliere le regole e arginare la potenza della comunicazione di massa, una comunicazione omologata , che ci vuole tutti uguali e incasellati in rigide categorie.

 

Il  buon uso della nostra Libertà farà la differenza e segnerà le sorti di questo magico “Far West” audio-digitale.   

 

Cristina Dal Farra.

 

      

 

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Commenti: 3
  • #1

    Paola (giovedì, 24 ottobre 2019 18:24)

    Sono d'accordo su tutto quanto scritto sopra tranne che su un punto: il podcast non è uno scambio. Non ci sono due che parlano e si scambiano informazioni. C'è una persona che parla e un altro che ascolta...
    Per associazione d'idee mi è venuta in mente l'usanza tipicamente inglese che non so più come si chiama né se si usa ancora. In un parco chiunque può tenere un discorso, e chi vuole si avvicina ed ascolta. A me pare una bella usanza. Tu ne sai qualcosa?
    Bello l'articolo. C'è un podcast scritto sbagliato, trovalo! �
    Ciao ☺

  • #2

    Cristina Dal Farra (giovedì, 24 ottobre 2019 20:15)

    Grazie Paola per il tuo intervento.
    Io penso che lo scambio ci sia per due motivi. Il primo perché chi ascolta scambia il suo tempo, la sua disponibilità ad accogliere e far suo ciò che chi parla gli comunica.
    Il secondo motivo perché i podcaster indipendenti spesso sono in contatto diretto con i loro ascoltatori che possono interagire con loro attraverso mail, gruppi telegram e community.
    In Hide Park, come dici tu, ognuno ha la possibilità di tenere dei discorsi basta che non parli male di Dio e della Regina e penso che tutt' oggi sia così, anche se non ho mai approfondito l' argomento

  • #3

    Michele (martedì, 29 ottobre 2019 20:41)

    I podcast indipendenti mi fanno tornare in mente le radio libere.

    Sono spazi di libertà, ma con la l minuscola.
    C'è poco margine di manovra in un contesto dominato da colossi.

    Questa libertà non deve essere intesa come un contenitore. Libertà, per dirla con Gaber, è partecipazione.

    Coltivare con serenità esperienze genuine e il dono di relazioni nate senza una strategia e al di là di aspettative preconfezionate: questa può essere la strada giusta; un podcast come presupposto e incubatore di relazioni.

    "Small is beautiful", per citare l'economista Schumacher: se non possiamo diventare giganti, godiamoci la nostra semplicità.